Confessione di Pietro

Nel Cristianesimo, la Confessione di Pietro (Confessio Petri nella traduzione nella Vulgata del vangelo di Matteo), conosciuta anche come Professione di fede di Pietro, si riferisce ad un episodio nel Nuovo Testamento, in cui l'apostolo Pietro afferma che Gesù è il Cristo, cioè il Messia ebraico. L'episodio è riportato nei tre Vangeli sinottici (Mt16,13-20[1], Mc8,27-30[2], Lc9,18-21[3]).

La Confessione di Pietro e l'accettazione da parte di Gesù del titolo di "Messia" sono fondamentali nella Cristologia e costituiscono nella narrativa del Nuovo Testamento una dichiarazione definitiva riguardante la persona di Gesù, che accetta il titolo di Cristo.[4] Nel Vangelo di Matteo, Pietro definisce Gesù anche Figlio di Dio e Gesù lo benedice e definisce l'affermazione come rivelazione divina, affermando che il suo Padre in cielo l'aveva rivelato a Pietro; con ciò Gesù si dichiara inequivocabilmente sia Cristo che Figlio di Dio. Nello stesso passaggio di Matteo, Gesù sceglie anche Pietro come il capo degli Apostoli e afferma: "Su questa roccia costruirò la mia chiesa". La maggior parte delle denominazioni cristiane concorda che la dichiarazione di Gesù si applica a Pietro, ma divergono nelle loro interpretazioni su ciò che accade dopo Pietro.

  1. ^ Mt 16,13-20, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Mc 8,27-30, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Lc 9,18-21, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ John Yueh-Han Yieh, One Teacher: Jesus' Teaching Role in Matthew's Gospel, De Gruyter, 2004, pag. 240-241

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